La Federazione russa si dimostra ancora una volta capace di tenere in scacco l’Occidente e mostra i muscoli attaccando (su vasta scala) un paese europeo come l’Ucraina. La Russia – che può contare sul fatto di essere il paese più esteso al mondo e strategico dal punto di vista militare e geopolitico - è dotata di importanti risorse, specialmente in campo energetico.
Eppure è un nano: ha il pil procapite della Bulgaria e l’economia si basa principalmente sull’export di materie prime come i paesi più arretrati. Ma il fatto che economicamente sia piuttosto modesta, non si traduce necessariamente in una condizione di estrema debolezza, anche perché il rapporto debito/Pil è inferiore al 20% e il debito pubblico è detenuto perlopiù da fonti domestiche.
Putin, infatti, ha avviato da tempo una sorta di de-dollarizzazione dell’economia e al contempo spinto sulla cooperazione con la Cina. Nel frattempo Mosca vede schizzare alle stelle i suoi profitti ‘energetici’. Da quando le minacce verso Kiev sono aumentate la Russia ha cominciato ad erogare meno gas all’Europa (in parte compensato con un incremento dell’export verso la Cina) e i prezzi sono sensibilmente saliti, così come a lievitare sono stati gli utili di Gazprom.
Allo stesso tempo la Russia, che appare quasi immune alle sanzioni (che anzi potrebbero trasformarsi in un boomerang), imposte da Ue, Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Giappone e Canada, è in grado di scatenare l’inferno sull’economia europea, già schiacciata prima dal Covid e dal blocco delle catene di approvvigionamento poi dall’inflazione, semplicemente regolando un rubinetto.
Se i prezzi di gas e petrolio dovessero, come è altamente plausibile, mantenersi su quotazioni molto elevate (i prezzi dell’oro blu all’apertura delle contrattazioni a causa dell’avvio dell’invasione russa in Ucraina sono saliti di oltre il 30%), ben superiori a quelle già alte registrate nelle settimane scorse, allora le conseguenze economiche sul Vecchio continente potrebbero essere pesantissime, fino a spingerlo in stagflazione, quel mix letale per l’economia fatto di alta inflazione e bassa crescita.