La compagnia aerea Eritrean Airlines ha effettuato sabato 4 agosto il primo volo commerciale in Etiopia, collegando le due capitali: Asmara e Addis Abeba. La notizia assume un particolare valore visto che i collegamenti aerei erano stati interrotti tra il 1998 e il 2000 all'inizio della guerra tra i due paesi, che ha contato circa 80.000 morti.
Ma, seppur inatteso, i due stati del Corno d'Africa hanno raggiunto nelle ultime settimane un significativo riavvicinamento. Il 9 luglio hanno firmato una dichiarazione congiunta che chiude due decenni di conflitti. Da quel momento sono state ripristinate anche le relazioni diplomatiche. In realtà i primi voli tra Addis Abeba e Asmara sono ripresi il 18 luglio, ma quello del 4 agosto ha un valore simbolico maggiore: tra i passeggeri anche due ministri eritrei.
La riconciliazione è stata favorita dall’attuale boom di Addis Abeba. L'economia dell'Etiopia è cresciuta più velocemente di qualsiasi altro paese africano negli ultimi dieci anni e ha cercato di aprirsi verso l'esterno. Ma gli investitori stranieri e le imprese locali lamentano la carenza di una quantità sufficiente di valute di altri paesi. Il Fondo monetario internazionale ritiene che le riserve estere detenute dall'Etiopia lo scorso anno si sono attestate a 3,2 miliardi di dollari, che è meno di quanto il paese spende per le importazioni in soli due mesi.
L’organizzazione con sede a Washington, tuttavia, prevede per quest'anno un tasso di crescita dell'8,5%, ben al di sopra della media globale. E secondo l’economista Charles Robertson l’Etiopia in 50 anni potrebbe divenire la nuova Cina. Ma il paese è ancora afflitto dalla povertà, circa il 50% della popolazione adulta è scarsamente alfabetizzata e l’economia è ancora principalmente agricola. Resta, dunque, aperto un grande interrogativo: sarà in grado di sostenere quei livelli di crescita e per quanto tempo?