La guerra è ormai arrivata anche in Russia: non passa giorno senza un attacco alle zone di confine (Belgorod) o senza che ci sia la notizia di qualche drone su Mosca. Nel frattempo, i cosiddetti partigiani russi si stanno organizzando e sostengono di essere armati fino ai denti. Da chi, al momento non si sa, ma si può supporre: c’è un filo che lega i servizi ucraini alle formazioni che vogliono rovesciare il governo della Federazione.
In questo contesto, un ruolo lo sta giocando Ilya Ponomarev, ex deputato russo, miliardario e ora in esilio. Come scrive Andrea Nicastro sul Corriere della Sera, “è l’uomo che sta costruendo un esercito per rovesciare Putin con la forza. Quando all’inizio dell’invasione diceva ‘sarò il De Gaulle russo’, pochi lo prendevano sul serio. Gli ucraini hanno impiegato mesi a fidarsi della sua Legione Russia Libera. Poi volontari russi hanno combattuto in Donbass e anche a Bakhmut dalla parte ucraina. Così Kiev li ha armati, addestrati e inseriti nella Legione straniera. A metà maggio, però, Ponomarev ha cominciato a fare da solo”.
Ponomarev ha le idee chiare, e a domanda precisa sulla posizione americana (“Gli Usa non vogliono attacchi alla Russia mentre la Gran Bretagna è favorevole. Questa divisione vi crea problemi?”) ha risposto inequivocabilmente: “Sono solo le parole della diplomazia. Di fatto non ho mai sentito alcuna critica o divieto. D’altra parte, chi può proibire ai russi di liberare il proprio Paese?”.
Putin sembra non riuscire più a gestire la narrazione della guerra, e anche tra i suoi fedelissimi, basti pensare al capo della Wagner, Evgeny Prigozhin, il malcontento cresce. Intanto i negoziati sotto traccia continuano senza sosta, come conferma la notizia della visita di William Burns in Cina a maggio, rivelata dal Financial Times.