“Al momento non vi sono emergenze di accessi abusivi che riguardino esponenti politici, l’interesse di questa associazione a delinquere era più centrato sul mondo dell’economia e dell’impresa”, spiega il procuratore di Milano Marcello Viola durante la conferenza stampa a Palazzo di Giustizia relativa all’inchiesta sulle informazioni segrete saccheggiate da banche dati strategiche, come quelle del Fisco e della polizia.
Tra gli indagati, Leonardo Maria Del Vecchio, Matteo Arpe, ed Enrico Pazzali. “E del resto - aggiunge il procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo - stiamo appena iniziando a comprendere come funziona questo che io già in altre sedi in passato avevo definito un gigantesco mercato abusivo delle informazioni riservate. Giustamente i colleghi di Milano in questi mesi di inchiesta hanno scelto di non svolgere accertamenti tecnici per tutelare la segretezza dell’indagine, sicché adesso veramente quasi comincia il lavoro sulla incalcolabile mole di dati acquisita nelle perquisizioni di ieri sera”.
I magistrati hanno spiegato che tra i servizi offerti da quella che viene ritenuta un'associazione a delinquere c’erano anche l’acquisizione di tabulati telefonici, la localizzazione di cellulari grazie al lavoro di un esperto informatico in Svizzera, riprese audio e video di colloqui di persone e l’intercettazione abusiva di chat, posta elettronica e messaggistica Whatsapp. Tre le società di investigazioni private sequestrate, “solo nell’ultimo anno valutiamo che il profitto di questa associazione sia stato di diverse centinaia di migliaia di euro”.
Gli inquirenti hanno anche escluso al momento qualunque tipo di collegamento tra la vicenda milanese e quelle analoghe di Perugia (l’indagine sul luogotenente della guardia di finanza Striano), Napoli (l’indagine sul giovane hacker Miano insediatosi nei server del ministero della Giustizia) e Bari (l’indagine sull’impiegato di Banca Intesa).