Affluenza sopra al 50%, al 52,3 per la precisione, alle regionali in Umbria (dove ha vinto la candidata del centrosinistra Stefania Proietti) alla chiusura delle urne. Un valore molto più basso della precedente consultazione quando fu del 64,69. Emerge dai dati definitivi sul sito del ministero dell’Interno. Entrambe le province hanno comunque superato la soglia della metà degli aventi diritto che si sono recati alle urne. In quella di Perugia il dato è stato del 53,02 e del 50,16 in quella di Terni.
È stata, invece, più bassa (46,42%) l’affluenza alle urne in Emilia Romagna. Alle precedenti regionali il dato si era attestato al 67,27%. Si registra, pertanto, una riduzione del 21%. La province in cui l’affluenza è stata maggiore sono quelle di Bologna con il 51,67% e Ravenna con il 49,72% (d’altronde il neo eletto a capo della Regione Michele de Pascale, candidato del centrosinistra, è sindaco uscente della città, nonché presidente della provincia), mentre è Rimini quella con l’affluenza minore risultata pari al 40,73%. A Bologna il dato ha raggiunto quota 52,98%.
I numeri sono sconfortanti e indicano che grossolanamente a votare è 1 elettore ogni 3 cittadini (considerando lo scarto che c’è tra la platea degli aventi diritto e la popolazione residente). Certo, non aiuta a comprendere la situazione il fatto che praticamente nessun media evidenzia adeguatamente questa circostanza; anche l’informazione digitale e televisiva gioca un ruolo, concentrandosi esclusivamente sulla presentazione di dati relativi (nella fattispecie percentuali). Il risultato è che l’effetto provocato dalla scarsa affluenza viene in pratica nascosto (quantomeno dal punto di vista statistico). Tutto ciò, evidentemente, pone anche un problema di rappresentanza effettiva degli eletti.