I toni drammatici utilizzati dal presidente della Repubblica mettono in luce una grave e profonda crisi in Italia che va ben oltre la fine del governo Conte. Il nostro è un paese che negli ultimi 15 anni ha cambiato 8 governi: a questi ritmi non si va da nessuna parte. È tecnicamente impossibile progettare qualunque politica (non solo economica) di medio-lungo periodo. Le responsabilità dove vanno ricercate? La pochezza della classe politica attuale, che è solo la punta dell’iceberg, dipende anche da noi, elettori, che quei politici li abbiamo votati. E abbiamo lasciato che per anni perseguissero politiche inefficienti e spesso inefficaci. Così difronte al fallimento della politica, il paese spera di essere salvato da un uomo della finanza. Cosi come accadde con Carlo Azeglio Ciampi. Adesso dunque arriva Draghi, ma non sarà lui da solo a salvare il paese. O meglio, sicuramente ci metterà una pezza. Riuscirà a presentare questo fatidico ‘Recovery Plan’ e a instaurare rapporti rispettosi con gli altri paesi europei. Ma passato lo tsunami (presumibilmente nel 2022), per cambiare davvero il paese saranno gli italiani a dover cambiare. Partendo dal basso e dalle scelte individuali che ogni cittadino è chiamato a prendere ogni giorno, contribuendo alla crescita di un paese più serio e meno corrotto. Ecco perché a fallire non sono stati solo il Parlamento e l’esecutivo guidato da Conte. La crisi affonda nel paese.