Alla fine i partiti hanno trovato un accordo: non sui tanti nomi circolati e sistematicamente bruciati come fiammiferi fino a poche ore fa. Il vincitore delle elezioni presidenziali, suo malgrado, è Sergio Mattarella che ha ottenuto 759 preferenze a fronte di un quorum pari a 505.
Il Mattarella bis rappresenta in modo plastico una sonora sconfitta per la classe dirigente italiana. Una forzatura costituzionale. Un’ulteriore stortura, identica a quella del 2013 quando Napolitano fu chiamato al suo bis.
Il paradosso è che il secondo mandato di Mattarella appare come lo scenario migliore, vista l’assenza di un vero statista tra i papabili. Senza considerare che l’elezione di Draghi avrebbe significato, di fatto, la trasformazione in repubblica presidenziale.
Resta il fatto che la classe politica ha percorso la strada dell’autotutela. Il bis di Mattarella garantisce la fine della legislatura e rende ancora saldo Draghi, il quale potrebbe diventare capo dello Stato nel 2023, nel caso in cui Mattarella decidesse di calare il sipario come Napolitano nel 2015.
Una scelta di comodo e di calcolo: in questo si traduce la decisione dei grandi elettori.