Per avere idea di quanto l'azione di Trump influenzi l'economia globale basti vedere la rapidità della reazione dei mercati in seguito all'annuncio di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo del 2015: i prezzi del petrolio sono saliti oltre i 70 dollari, toccando così il livello più alto dal 2014. L'Iran, infatti, è il terzo produttore tra i membri Opec con 3,8 milioni di barili al giorno, ovvero circa il 4% delle forniture mondiali di petrolio.
Nella prima fase – in seguito alle nuove sanzioni - le aziende dovranno ridurre le loro partecipazioni sia verso il debito sovrano sia nei confronti della valuta dell’Iran entro il 6 agosto. In una seconda fase, a partire dal 4 novembre, saranno ripristinate le sanzioni contro l'industria petrolifera iraniana e le istituzioni finanziarie straniere che effettueranno transazioni “significative” con la Banca centrale del paese mediorientale.
Non soltanto i mercati finanziari hanno storto il naso in seguito alle scelte di Trump. Le esternalità negative sono subito emerse anche negli Stati Uniti: il Tesoro ha annunciato la revoca di un accordo da 3 miliardi di dollari stretto da Boeing con la compagnia aerea iraniana Aseman e di un altro contratto da 16,6 mld con il vettore domestico Iran Air.
Anche oltreoceano la situazione è tesa. La Germania è il principale partner commerciale dell'Iran in Europa, sebbene lo scambio bilaterale non sia stato rilevante (3,5 miliardi di euro nel 2017). Le imprese tedesche sono, tuttavia, preoccupate che le nuove sanzioni imposte all'Iran influenzino anche le loro attività con gli Stati Uniti, visto che è sufficiente avere tra i propri partner un paese ostile agli Usa per finire nella lista nera di Trump.