I cittadini cileni hanno deciso di non cancellare la Costituzione di Pinochet (risalente al 1980), rifiutando la nuova Carta scritta da un’Assemblea formata da 154 cittadini durante l’ultimo anno. Una notizia che potrebbe scatenare il caos nel Paese latinoamericano facendo insorgere nuove proteste: il governo guidato dal presidente Gabriel Boric rischia di cadere.
Il 61,8% dei votanti (circa sette milioni di cileni) ha respinto la proposta referendaria, mentre il 38,1% (4,2 milioni) ha votato a favore del testo messo a punto dai 154 membri dell’Assemblea costituente insediata dopo le proteste di piazza del 2019.
Il testo di 388 articoli dichiarava il Cile – che conta una popolazione complessiva intorno ai 19 milioni di abitanti - “uno Stato sociale e democratico di diritto, plurinazionale, interculturale, regionale ed ecologico”, introducendo nuovi diritti sociali e stabilendo che la sua democrazia è “paritaria e inclusiva”.
L’esito della consultazione sospende almeno per il momento il processo costituente nel Paese sudamericano, avviato sull’onda della richiesta di più giustizia sociale con un referendum che nel 2020 aveva ottenuto l’80% di voti favorevoli.