Il Consiglio dei ministri ha approvato nei giorni scorsi un disegno di legge di riforma costituzionale che ha l’obiettivo di introdurre il cosiddetto “premierato”, un sistema che prevede l’elezione diretta del capo del governo.
Attualmente, l’Italia prevede una forma di parlamentarismo in cui il Presidente del Consiglio viene nominato dal Presidente della Repubblica e riceve un voto di fiducia da parte di Camera e Senato.
Volgendo lo sguardo alla geografia istituzionale europea, la situazione è piuttosto eterogenea. Nell’Ue, Cipro è l’unico Stato membro ad applicare il presidenzialismo, una forma di governo in cui il capo del governo coincide con il capo dello Stato. Tra i Paesi extra-Ue, invece, il bilancio sale a quattro (con Bielorussia, Kazakistan e Turchia).
In Francia, Portogallo e alcuni paesi dell’Est vi è il semi-presidenzialismo, che implica l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, che però non corrisponde al capo del governo.
La maggior parte dei Paesi europei, tra cui l’Italia, presenta forme più o meno forti di parlamentarismo, per cui il Presidente del Consiglio riceve un voto di fiducia da parte del Parlamento, con qualche rinforzo nel caso della Germania. In tale paese, infatti, il Presidente del Consiglio non può essere sfiduciato se non esiste un’alternativa (la cosiddetta “sfiducia costruttiva”).
Infine, in Europa resistono ancora numerose monarchie parlamentari: è il caso, per esempio, della Spagna, dei Paesi Bassi e del Belgio.