I dazi sui cereali russi e bielorussi proposti dalla Commissione europea hanno qualcosa di inspiegabile. Eppure, quanto accaduto fino ad ora a cominciare dall’esacerbarsi del conflitto tra Russia e Ucraina avrebbe dovuto suggerire ai paesi dell’Ue e alle istituzioni comunitarie di elaborare qualcosa di diverso da ulteriori dazi e sanzioni contro Mosca, visto l’insuccesso registrato da quelli varati sinora.
Oramai è infatti chiaro a tutti che queste misure difficilmente hanno un effetto concreto soprattutto se lo Stato sanzionato ha la possibilità di triangolare i propri commerci con altri paesi. E per averne contezza basta osservare la crescita dei flussi commerciali tra Europa e una serie di paesi politicamente vicini alla Federazione tra i quali la Turchia.
E, guarda un po’, si scopre che l’export comunitario verso questi Stati è esploso e altrettanto è accaduto alle importazioni russe dagli stessi paesi. L’unica soluzione per penalizzare il paese sanzionato sarebbe quella di introdurre sanzioni secondarie, che cioè coinvolgono gli Stati che si prestano alle triangolazioni. Ma da questo orecchio l’Ue non ci sente. E forse fa anche bene, visto che sarebbe a quel punto molto penalizzante anche per le economie europee. Ci sarebbe bisogno di altre idee. Che, invece, latitano.