Il 24 giugno i 27 paesi dell’Unione europea hanno approvato il quattordicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, ormai quasi due anni e mezzo fa. Ma potrebbero essere le ultime?
In Francia, ad esempio, Jordan Bardella ha illustrato una posizione moderata sull’Ucraina e la Russia: si è detto favorevole al sostegno “logistico e in termini di materiale di difesa” per Kiev, ma non si è spinto fino a condividere la strategia di Macron sulla presenza di militari francesi sul suolo ucraino o sull’utilizzo di armi francese in territorio russo.
È una posizione più sfumata rispetto a quella contenuta per esempio nel programma presentato da Marine Le Pen in vista delle presidenziali del 2022, sparito dal sito dell’Rn, come ha sottolineato Politico la settimana scorsa.
All’epoca la candidata dell’Rn era molto legata alla Russia e chiedeva l’uscita della Francia dal comando integrato della Nato, mentre Bardella sostiene di non voler rimettere in discussione gli impegni internazionali della Francia sulla difesa.
Il Rassemblement national sa bene che i legami passati con Mosca ne possono compromettere la normalizzazione presso una parte dell’elettorato. Bardella presenta dunque un’immagine più vicina a quella di Giorgia Meloni, che si è dimostrata un’alleata affidabile per l’Ucraina e la Nato.
Ciò detto, si vedrà nelle prossime settimane se e quanto muterà la strategia sull’asse Europa-Russia. Sembra comunque lontano un secolo quando il primo ministro ungherese Viktor Orbán era isolato nel suo sostegno nei confronti di Mosca.