Da una casa color senape che si affaccia su una trafficata strada a Mauritius, Olivier Bancoult sfida il Regno Unito pianificando un ritorno nella lingua di terra dove è nato 55 anni fa.
Originario delle remote isole Chagos nell’Oceano Indiano, Bancoult è a capo di un gruppo di donne che, come lui, furono espulse poco dopo l'acquisto nel 1965 da parte della Gran Bretagna dell’arcipelago dalla sua ex colonia Mauritius.
Da ragazzo, Bancoult e gli altri circa 2 mila abitanti di Chagos furono deportati nel Regno Unito, a Mauritius e alle Seychelles. Poi la Gran Bretagna permise agli Usa di costruire una base militare sull’isola di Diego Garcia, considerata ancora oggi cruciale per le operazioni statunitensi in Medio Oriente.
Ma ora, in una fase in cui Londra è alle prese con la Brexit, sta crescendo la pressione sul Regno Unito affinché rinunci alla sua ultima colonia africana. E pensare che solo 80 anni fa la potenza coloniale di Londra riguardava ¼ della popolazione mondiale.
A febbraio, la Corte internazionale di giustizia ha dichiarato illegittima l’operazione conclusa da Londra nel 1965, ovvero l’acquisto dell'arcipelago di Chagos.
Poi, a maggio, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha confermato la sentenza a stragrande maggioranza, con 116 Stati membri che hanno votato a favore di una risoluzione che fissava un termine di sei mesi per il ritiro del Regno Unito. Solo sei membri hanno respinto la proposta, tra i quali Stati Uniti, Ungheria, Israele e Australia. La scadenza fissata dal Palazzo di vetro di New York è il 22 novembre.
Il Regno Unito prova, tuttavia, a difendersi sostenendo che non può rinunciare alle Isole Chagos per motivi di sicurezza.