Le grandi multinazionali stanno pagando aliquote fiscali più basse rispetto al periodo pre-crisi finanziaria del 2008: in questo decennio le politiche dei governi per tagliare il deficit non hanno praticamente toccato il mondo delle aziende. Dati alla mano, le aliquote effettive delle società sono diminuite del 9% in 10 anni.
Il contributo delle imprese alle finanze pubbliche è diminuito dal 2008 in proporzione ai profitti: la tendenza a lungo termine è ancora più evidente. Secondo i dati della società di revisione contabile KPMG, dal 2008 i Paesi Ocse hanno, da un lato, ridotto le tasse societarie del 5% e, dall'altro, aumentato quelle sulle persone fisiche del 6%. Il costo della crisi è stato, pertanto, pagato dai consumatori.
Intanto gli Stati Uniti hanno deciso lo scorso dicembre di rivedere le proprie regole fiscali, colpendo i capitali offshore delle società con un prelievo una tantum del 15,5 per cento. Si stima che questo prelievo potrebbe portare circa 400 miliardi di dollari di gettito fiscale nelle casse statunitensi, ma consentirà alle aziende di risparmiare fino a 500 miliardi rispetto all’aliquota fiscale dell’imposta sulle società applicata sui profitti maturati.
Secondo il commissario Ue Pierre Moscovici i tempi sono ormai maturi per pensare ad una riforma fiscale internazionale.