Arriva McKinsey e nella maggioranza italiana porta tempesta. È la principale società di consulenza aziendale del mondo, e come tale aveva fornito i propri servizi anche alla struttura di Colao per il varo del ‘piano’ cestinato poi dall’allora premier Conte. Ma si porta dietro l’ombra pesante di un paio di scandali e proprio per ripristinare l’ammaccata immagine si era offerta di svolgere ‘for free’ il lavoro chiesto dall’esecutivo italiano. Che invece ha insistito per pagare almeno il rimborso spese: 25 mila euro più Iva. Bazzecole per una multinazionale come McKinsey.
La consulenza in questione è limitata: confronto con i piani degli altri Paesi e analisi dell’impatto complessivo di alcune misure. E la nota con la quale il ministero dell’Economia risponde riporta la calma, ma solo in parte. Assicura che “la governance del Pnrr è in capo alle Amministrazioni competenti e al Ministero” e specifica che McKinsey “non è coinvolta nella definizione dei progetti”. E ricorda che “il contratto è stato affidato ai sensi dell’art. 36, comma 2 del Codice degli appalti”.
Il rischio che il parlamento sia tagliato fuori è reale. Lo era anche con Conte e lo è oggi ancor di più, perché il tempo stringe ma anche perché si tratta di un governo di fatto ‘commissariale’. Ecco perché la catena di comando si chiama solo Mario Draghi.