Ha dato risultato lo sforzo anti-corruzione dell’Italia nell’ultimo decennio: si sono registrati passi in avanti, secondo il Corruption Perceptions Index (Cpi) 2021, l’indice di percezione della corruzione di Transparency International, che ogni anno assegna un punteggio a ciascuno dei 180 Paesi analizzati in base al loro livello di percezione della corruzione. L’Italia è passata da 42 punti nel 2012 ai 56 attuali con “un significativo” miglioramento.
Ma la lotta alla corruzione è stata praticamente stagnante nell’ultimo decennio e quasi il 90% dei Paesi non registra progressi, denuncia il rapporto pubblicato della ong, che colloca comunque Danimarca, Finlandia e la Nuova Zelanda a capo di quella strategia.
Dal 2012, 23 paesi hanno registrato un calo significativo del Cpi, comprese economie avanzate come Australia (ora 73°), Canada (74°) e Stati Uniti (67°). In particolare, questi ultimi sono usciti dai 25 migliori paesi al mondo per la prima volta.
Tornando all’Italia – rileva Transparency - il nostro paese ha tratto vantaggio dalle riforme, anche se rimane tra i Paesi che hanno un punteggio meno brillante e sarebbe necessaria una riforma sulle regole di chi ha il controllo effettivo delle società o dei trust. “Devono essere sanati urgentemente i gap legislativi delle attività di lobbying”, si legge nel rapporto.