L’Ue ha discusso per anni su cosa inserire e cosa escludere dalla tassonomia delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili. Alla fine Bruxelles ha deciso di includere gas e nucleare nella lista, nonostante il primo sia incompatibile con gli obiettivi climatici fissati dalla comunità internazionale e il secondo appaia in palese conflitto con il principio di innocuità (per via delle enormi difficoltà che tuttora si incontrano nello smaltimento delle scorie).
Inoltre Germania, Austria e Lussemburgo sono contrari. Dunque, come è stato possibile arrivare a tale decisione? Un rapporto di Greenpeace svela in che modo i colossi russi dell’energia Gazprom, Lukoil e Rosatom siano riusciti ad esercitare enormi pressioni su Bruxelles, affinché gas e nucleare fossero considerate fonti sostenibili. Un risultato, come detto raggiunto, che concede a Vladimir Putin un potere negoziale molto più elevato nei confronti dell’Ue. Oltre a fornire introiti che potranno essere utilizzati per proseguire la guerra in Ucraina.
Il rapporto rivela in particolare che i rappresentanti delle tre aziende russe hanno incontrato commissari e funzionari europei sia direttamente, sia attraverso controllate estere o gruppi di pressione. E lo hanno fatto in almeno 18 occasioni, da quando la Commissione di Bruxelles ha pubblicato il suo piano d’azione sulla finanza sostenibile (nel marzo del 2018). Un incontro ogni due mesi in media.
“La Russia potrebbe guadagnare – secondo Greenpeace – 4 miliardi di euro in più all’anno con nuovi progetti legati al gas e finanziati grazie alla tassonomia europea. Di qui al 2030, il totale arriverà a 32 miliardi di euro”. Inoltre, “l’inclusione dell’energia nucleare nella lista permetterà a Rosatom, società pubblica russa che presenta stretti legami commerciali con l’industria atomica europea, in particolare francese, di beneficiare di una quota importante di investimenti. Valutati in 500 miliardi di euro”.
Basti pensare, d’altra parte, che la Russia fornisce attualmente il 45% del gas e il 20% dell’uranio utilizzati in Europa. E garantisce la manutenzione tecnica di 18 centrali nucleari di fabbricazione russa, oltre ad importare grandi quantità di rifiuti radioattivi sul proprio territorio. Sarà pertanto un caso se, ad oggi, le importazioni non solo di gas fossile (e petrolio), ma anche di turbine a gas, uranio e servizi legati al nucleare siano stati esclusi dalle sanzioni economiche che Bruxelles ha imposto alla Russia?