Lo streaming ha salvato l'industria musicale globale? Stando ai dati contenuti nell’ultimo rapporto Ifpi sembrerebbe proprio di sì: dopo oltre 15 anni di ricavi in calo, da tre anni a questa parte ci sono segni di ripresa grazie al traffico delle piattaforme di streaming musicale come Spotify e Apple Music. Lo scorso anno il mercato mondiale della musica registrata è cresciuto dell’8,1% raggiungendo i 17,3 miliardi di dollari (equivalenti a 14,2 mld di euro).
"Questo rapporto mostra chiaramente che lo streaming è la grande speranza dell’industria del settore musicale registrato per il futuro", ha dichiarato Tim Ingham, direttore del sito di news del settore Music Business Worldwide. Le piattaforme di streaming valgono 6,6 mld di dollari (il 38% della torta) e hanno raddoppiato le entrate dello scorso anno dai download.
L’industria musicale storicamente, fin dal 1999, ha lottato contro la pirateria causata dall’avvento delle registrazioni digitali: nel tempo ha dovuto fare fronte alla diminuzione di vendita di cd fisici e dischi in vinile cercando di far pagare i download e, soprattutto, puntando sui concerti dal vivo per aumentare le entrate. Oggi le piattaforme di streaming come Spotify ricompensano molto gli artisti a livello monetario e possono funzionare da vetrina per vendere i biglietti dei concerti.
Se è vero che gli abbonamenti per fruire della musica in streaming sono in aumento, è vero anche che l’importo medio per abbonato tra il 2016 e il 2017 è diminuito da 3,50 a 3,13 dollari e che il margine lordo di Spotify è cresciuto dal 14 al 21%, quindi la quota da cui attingono etichette e artisti detentori di diritti è scesa dall’86 al 79%. E al momento i ricavi dell’industria musicale sono fortemente dipendenti da questa singola fonte di reddito.