"Alla BCE spetta il merito della ripresa dell'economia nell'eurozona. Draghi per riuscirci ha portato i tassi di interesse a livelli bassissimi e acquistato obbligazioni a lungo termine" è quanto sostiene l'economista Martin Feldstein. Le misure sono state necessarie visto che la Germania non ha innescato un'espansione fiscale (come avrebbe potuto e dovuto fare), mentre Italia e Francia non hanno attuato le auspicate riforme strutturali.
"Ma se dovesse arrivare una nuova crisi, magari determinata da un crollo dei prezzi delle attività a cominciare dai titoli a lungo termine, la BCE non avrebbe più abbastanza margine per agire. I tassi non sono una leva utile, mentre potrebbe comprare altre obbligazioni a lungo termine. Ma non avrebbe l'effetto avuto fino ad ora" ritiene l'accademico di Harvard.
Rispetto agli USA, l'UE in caso di necessità non avrebbe la leva fiscale. Certo ogni paese autonomamente potrebbe aumentare la spesa e ridurre le tasse, incrementando il debito. "Un'altra cosa sarebbe, invece, attuare il coordinamento fiscale tra i partner europei. L'UE ci pensi, prima che sia troppo tardi" suggerisce Feldstein.