La partita Mes è sempre più delicata e nasce da lontano. Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) – che ha un capitale sottoscritto pari a 708 miliardi di euro e una capacità di prestito che ammonta a 500 mld - è stato istituito nel 2012 mediante un trattato intergovernativo.
La sua funzione è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che - pur avendo un debito pubblico sostenibile - trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato.
Dal 2020 è stato disegnato un percorso di riforma del Mes che prevede: un rinnovato sostegno per il Fondo di risoluzione unico per supportare la risoluzione delle banche; la razionalizzazione dell’accesso alle linee di credito precauzionali del Mes per evitare l’escalation di piccole crisi; più strumenti per promuovere la sostenibilità del debito degli Stati membri e un ruolo più incisivo nell’elaborazione e supervisione dei futuri programmi di assistenza trattato.
La condizionalità per l’assistenza varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è invece meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane ma colpiti da shock avversi.
Il Mes è guidato dal ‘Consiglio dei Governatori’, composto dai ministri delle Finanze dell’Eurozona, che assume all’unanimità tutte le principali decisioni incluse quelle relative alla concessione di assistenza finanziaria.
L’Italia è il terzo paese dopo Germania e Francia che contribuisce al Mes con oltre 17 miliardi versati. Ma, dei venti Paesi azionisti del Mes, ovvero i Paesi che hanno adottato la moneta unica, l’Italia è l’unico a non avere ancora ratificato il nuovo trattato come invece hanno fatto Grecia, Irlanda, Portogallo, Cipro e Spagna che hanno utilizzato i fondi del Mes in questi anni.
Posto che la ratifica del Meccanismo europeo di stabilità non ne implica l’uso automatico, se l’Italia non lo approva impedisce di fatto anche agli altri Paesi dell’Eurozona di poter ricorrere, in caso di necessità, alle nuove funzioni del Mes.