Gli stati che hanno aderito al Meccanismo europeo di stabilità (Mes) hanno versato finora solamente l’11,4 per cento del capitale sottoscritto, ossia circa 80,5 miliardi di euro. Il Mes è un’organizzazione intergovernativa creata nel 2012 dai Paesi dell’Eurozona (il cui numero è salito a 20 con il recente ingresso della Croazia) come strumento per affrontare le crisi finanziarie e garantire la stabilità economica.
Il capitale sottoscritto dagli Stati aderenti è di 704,8 miliardi e consente di concedere prestiti per un ammontare complessivo di 500 miliardi. Le decisioni riguardanti l’assistenza finanziaria ai Paesi in difficoltà vengono prese dai ministri delle Finanze degli Stati aderenti e, in caso di urgenza, possono essere adottate anche a maggioranza qualificata dell’85 per cento del capitale.
I principali finanziatori del Mes sono Germania, Francia e Italia, che hanno sottoscritto rispettivamente circa 190, 142 e 125 miliardi di euro (rispettivamente, il 4,9, il 5,4 e il 6,6 per cento del Pil nazionale del 2022) e hanno versato circa 22, 16 e 14 miliardi (meno dell’1 per cento del Pil nazionale del 2022).
Questi tre Paesi detengono anche una percentuale significativa dei diritti di voto (circa il 27, il 20 e il 18 per cento rispettivamente), superando così la soglia del 15 per cento che consente di porre un veto anche sulle decisioni più urgenti. Nonostante la garanzia del potere di veto, l’Italia è il solo membro tra i 27 aderenti all’Unione a non aver ancora ratificato la riforma del Mes avviata nel 2018.
La Spagna è l’unico altro paese a possedere più del 10 per cento del capitale, più precisamente l’11,8 per cento, mentre le quote degli altri paesi sono inferiori al 6.
