Da un lato, la necessità del cambiamento e della riconquista della fiducia nella giustizia e nelle istituzioni statali, dall'altro i tradizionali valori cattolici: gli slovacchi hanno scelto la prima opzione. Così l’avvocato Zuzana Caputova, 45 anni, fino a poco tempo fa sconosciuta al grande pubblico, è divenuta presidente della Slovacchia per i prossimi cinque anni. "Sono felice del risultato - ha detto Caputova - perché si vede che nella politica si può entrare con opinioni proprie e la fiducia si può conquistare anche senza linguaggio aggressivo e colpi bassi". Nel ballottaggio, Caputova ha vinto con il 58% dei consensi sul vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic, che si è fermato al 42%.
Il desiderio del cambiamento, di cui Caputova è simbolo, si era manifestato nel paese dopo l'omicidio del giornalista Jan Kuciak che scriveva sui legami tra il potere rappresentato dal partito Smer dell'ex premier Robert Fico e la criminalità organizzata. In seguito all’assassinio, Caputova aveva deciso di entrare in politica nel 2017. Fino al primo turno delle presidenziali era vicepresidente del partito non governativo “Slovacchia progressista”.
Entrerà in carica a metà giugno, quando sostituirà l'attuale presidente Andrej Kiska, e dovrà gestire un’economia che potrebbe entrare in una spirale negativa, alimentata dal rischio di dazi Usa sulle auto europee, dalla riduzione della crescita e dalla massiccia presenza della criminalità organizzata. Il paese ha visto una forte crescita da quando è entrato nell'UE nel 2004, spinta soprattutto dalla delocalizzazione messa in atto da alcuni importanti produttori di auto, tra i quali Jaguar Land Rover e Volkswagen. La casa di Wolfburg è il più grande datore di lavoro privato in Slovacchia, dove produce per il mercato statunitense tre modelli di punta: Touareg, Audi Q7 e Porsche Cayenne.
Ma ora la flessione dell’economia dell’Eurozona ha indotto il governo di Bratislava a rivedere al ribasso le previsioni di crescita per il 2019: scendono al 4%. Un valore considerevole, seppur in diminuzione. Secondo altri analisti, il Pil potrebbe scendere al 3,2%.