La seconda economia del mondo si è evoluta trasformandosi da paese noto produttore di merci contraffatte a leader globale nella detenzione di brevetti per tutelare la proprietà intellettuale: questo cambio di passo si riflette nelle azioni del governo che si sta scrollando di dosso l’ombra delle contraffazioni passate per guardare a un’economia manifatturiera avanzata modello “Made in China 2025”.
Quello dei brevetti è un tema sensibile, soprattutto per le imprese estere che operano in Cina: la controffensiva di Trump si è tradotta in tariffe punitive sui prodotti importati nonché in limitazioni degli investimenti statunitensi da parte di società cinesi. La Cina guida il mondo nel deposito di brevetti e marchi, con il 42,8% di tutti quelli registrati lo scorso anno e un aumento del 4,8% rispetto all’anno precedente.
Il costo della difesa della proprietà intellettuale è alto mentre le pene per le violazioni in Cina sono generalmente basse - come afferma Xie Xianghui, partner dello studio legale Grandall di Shenzhen. Per questo le violazioni sono frequenti e gli alti costi del mantenimento dei brevetti drenano risorse che potrebbero essere destinate alla ricerca. Un problema soprattutto per le imprese di innovazione e hi-tech. Ma per le aziende cinesi coinvolte in cause di proprietà intellettuale degli Stati Uniti, al momento, la miglior difesa resta il contrattacco.