Nei quattro mesi dall’inizio della guerra, le importazioni cinesi di beni russi (per lo più petrolio) sono aumentate del 56% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Al contrario, le esportazioni da Pechino a Mosca si sono ridotte del 15%. Pesa su questo dato la minaccia di Washington di privare la Cina della tecnologia statunitense qualora dovesse soccorrere l’economia di Mosca.
Una minaccia credibile, come dimostrato il mese scorso, quando il dipartimento del Commercio americano ha aggiunto cinque aziende elettroniche cinesi a una lista nera commerciale, per il loro presunto aiuto all’industria della difesa russa.
Ma andando nel dettaglio dei singoli prodotti, sembra che Pechino riesca comunque ad aggirare, almeno in parte, le sanzioni occidentali.
Secondo i dati delle dogane cinesi, rispetto al 2021, nei primi cinque mesi del 2022 le spedizioni di chip dalla Cina alla Russia sono più che raddoppiate. Mentre sono aumentate di 400 volte quelle di ossido di alluminio (utilizzato per produrre alluminio) fondamentale per l’industria militare russa.
Ecco perché rafforzare le sanzioni vigenti potrebbe comunque non bastare se non si indebolirà il legame commerciale sino-russo.