Trent’anni dopo la rivoluzione di velluto, che nel novembre 1989 rovesciò la dittatura comunista antigorbacioviana, Praga torna in piazza.
La società civile cèca scende in strada guidati dal nuovo movimento contro il premier-tycoon-autocrate Andrej Babis e contro i suoi alleati sovranisti del gruppo di Viségrad (i leader di Polonia e Ungheria, Jaroslaw Kaczynski e Viktor Orbán).
Almeno trecentomila persone hanno riempito ieri sabato fino a tarda sera il Letná Park, il grande parco pubblico che già nel giugno scorso era stato teatro della nuova ondata di protesta.
Mille momenti per la democrazia, si chiama il nuovo movimento giovanile fondato dallo studente Mikulas Minar. Non vuole confronti violenti ma esige dal potere dialogo, riforme, garanzie su libertà democrazia, europeismo, valori costitutivi dello Stato di diritto.
“Cedi le tue proprietà o dimettiti”, hanno scandito i dimostranti rivolti a Babis: il premier è capo dell’esecutivo e come fondatore del colosso agroalimentare Agrofert è uno dei cinque cittadini piú ricchi del paese. Accusato di abusare di fondi della politica agraria comune dell’Ue, recentemente il premier è stato condannato per malversazione di fondi europei per due milioni di euro a favore delle sue aziende.