I parametri di Maastricht prevedono due limiti principali, che in teoria i paesi dell’Ue non possono superare. Si tratta del 60% nel rapporto tra debito e Pil e del 3% in quello tra deficit e Pil. Vediamo cosa è accaduto nelle principali economie europee ad esempio nel 2020, l’anno nero della pandemia. Francia (deficit/Pil al -9,2% e debito/Pil al 115,7%), Italia (rispettivamente, -5% e 155,8%) e Spagna (-11% e 120%). Persino la prima economia europea, la locomotiva tedesca, ha largamente sfondato i limiti: -4,2% e 69,8%.
Il superamento dei parametri ha tuttavia una storia così lunga che non può certamente essere addebitato al Covid-19. Dal 2009 al 2020, il criterio del 3% è stato rispettato 9 volte (su 12) in Germania, 8 in Italia, 3 in Spagna e appena 1 volta in Francia. Al top (11 su 12) troviamo solo 4 paesi: Estonia, Finlandia, Lussemburgo (che però è considerato un paradiso fiscale), e Svezia. L’Olanda, tra i più ferventi sostenitori dell’austerity e anch’essa accusata di essere un paradiso fiscale, in 7 occasioni è riuscita nell’intento di centrare l’obiettivo. Sotto alle 5 volte ci sono, oltre a Francia e Spagna, Cipro, Portogallo, Croazia, e Grecia.
Per quanto riguarda il criterio del 60%, prendendo in esame il periodo 1999-2020, Austria, Grecia e Italia sono gli unici tre paesi a non aver mai centrato l’obiettivo (ovvero restare sotto quel livello). Ma Germania e Francia, rispettivamente, con 4 e 2 volte non stanno poi messe così bene. È andata meglio per la Spagna (con 9 su 21). I Paesi Bassi invece hanno raggiunto l’obiettivo ben 15 volte. En plein per Estonia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, e Svezia.