Prima il no di Angela Merkel a ogni ipotesi di Eurobond. Poi l’attacco sulla “sproporzionalità” degli interventi della Bce mosso dalla Corte di Karlsruhe. La vicinanza dei due eventi non appare casuale.
L’Ue nella forma attuale resiste solo grazie al Qe, ovvero attraverso processi di monetizzazione del debito per evitare un’altra ‘Grecia’ e la disintegrazione di un sistema (l’Eurozona) troppo eterogeneo. Questa è l’idea che potrebbe prendere piede in Germania e spingere Berlino a optare per una rimodulazione dell’Unione che preservi alcune dinamiche da eccessive e rischiose mutualizzazioni.
Tutto ciò vuol dire che si tornerebbe a parlare di un’Europa a due velocità. Il che stroncherebbe ogni idea di mutualizzazione del debito e unione fiscale. Ma è pur vero che le differenze economiche tra gli Stati sono così ampie da rendere complessa ogni ipotesi di un’Unione fiscale tra i 27 Paesi membri.
In tale contesto si inserisce anche lo scoop di ‘Der Spiegel’ sulle prove in possesso dei servizi segreti tedeschi che proverebbero come la Cina abbia ottenuto dall’Oms di ritardare l’annuncio del riconoscimento ufficiale della pandemia da Covid-19 lo scorso gennaio.
Così, dopo il flirt sul gas con la Russia con la costruzione del Nord Stream 2 (il gasdotto sottomarino che unisce Russia e Germania) e quello con la Cina sul 5G, Berlino si sarebbe riposizionata sulla sponda atlantica, nonostante i rapporti certamente non idilliaci con Donald Trump.
Si tratterebbe di scelte conservative, sia in ambito europeo che internazionale.