Dal 1999 al 2021, la spesa aggregata per la difesa nell’Ue è aumentata del 20% rispetto agli incrementi del 66% registrato negli Stati Uniti, del 292% in Russia e del 592% in Cina. Le cifre confermano come l’Europa della difesa sia stata in questi decenni un miraggio. Oggi, con l’uscita del Regno Unito dall'Ue e l’aggressione russa dell’Ucraina, il tema è tornato di attualità.
In tale contesto, per la prima volta nella storia comunitaria, la Commissione europea ha proposto il 18 maggio di utilizzare denaro proveniente dal bilancio europeo per incentivare appalti in comune nell’acquisto di armamenti. L’analisi presentata dall’organo di governo comunitario mette in luce due sfide. La prima è relativa alla necessità di coordinare l’aumento della spesa a livello nazionale. La sola Germania, ad esempio, ha annunciato di voler spendere 20 miliardi di euro per ricostruire le riserve di munizioni: se così facesse, assorbirebbe l’intera offerta europea. La seconda sfida è collegata alla necessità di utilizzare il momento storico per ridurre la frammentazione di un’industria europea, quella militare, che rimane segmentata a livello nazionale. La Commissione punta su due proposte da avviare nel breve termine.
La prima riguarda la nascita di una task force che deve servire a coordinare gli appalti pubblici dei 27 Stati membri nel settore della difesa. Al contempo, ed è la seconda proposta, la Commissione intende incentivare appalti in comune per l’acquisto di armamenti mettendo a disposizione dei paesi membri su un periodo di due anni 500 milioni di euro provenienti dal bilancio comunitario. Il Trattato proibisce l’uso di denaro comunitario per operazioni militari. Bruxelles giustifica l’uso del denaro europeo con l’obiettivo di rafforzare l’industria militare.
Più a lungo termine, l’esecutivo comunitario intende incitare i 27, attraverso una proposta di regolamento prevista nella seconda parte dell’anno, ad accettare una programmazione militare che sia sempre più congiunta con la collaborazione della Banca europea per gli investimenti, per esempio rafforzando il ruolo del volano comunitario nell’acquisto di materie prime indispensabili all’industria della difesa.