Per evitare sprechi e i duplicati i Paesi europei devono coordinare le spesa per la difesa, a prescindere che l'America con Joe Biden o Donald Trump al comando lo chieda. Lo sostiene Mario Draghi che è intervenuto ad una conferenza della National Association for Business Economics a Washington dove è stato insignito del prestigioso premio Volcker alla carriera.
“C’è un forte bisogno di coordinare le nostre spese sulla difesa - ha sottolineato l’ex premier - per evitare i duplicati e gli sprechi. D’altra parte dobbiamo investire su alcuni settori della difesa e tutto questo è possibile solo con una visione comune della difesa e della politica estera”.
L’ex presidente della Banca centrale europea ha chiarito che indipendentemente dal prossimo presidente, che sia un partner “amichevole o ostile”, l’Europa deve “darsi una smossa” dal punto di vista della difesa. E “anche i più duri isolazionisti in Europa devono rendersi conto che ogni Paese europeo è troppo piccolo da solo”.
Quanto all’Ucraina e al suo ingresso nell’Ue, Draghi ha spiegato che il rischio è lasciare il Paese da solo dopo la fine della guerra. “L’Ucraina sarebbe uno dei membri più grandi dell’Ue con tante risorse ma anche con un enorme bisogno di ricostruire tutto quello che la Russia ha distrutto. L’Ue oggi rappresenta l’ancora di Kiev”, ha detto.
“La politica fiscale sarà chiamata a svolgere un ruolo più significativo, il che significa a quanto posso aspettarmi, deficit pubblici persistentemente più alti”, ha sottolineato l’ex presidente della Bce. “La politica fiscale sarà chiamata a incrementare gli investimenti pubblici per soddisfare la gamma di nuove esigenze di investimento. I governi dovranno affrontare le disuguaglianze in materia di ricchezza e reddito. E, in un mondo di shock di offerta, è probabile che la politica fiscale si trovi a dover svolgere anche un maggior ruolo di stabilizzazione - un ruolo che in precedenza avevamo attribuito principalmente alla politica monetaria”, ha aggiunto l’ex premier per il quale “deve esserci un percorso fiscale chiaro e credibile che si concentri sugli investimenti e al contempo, nel nostro caso, preservi i valori sociali europei”.
“Questo - ha sostenuto Draghi - darebbe alle banche centrali maggiore fiducia nel fatto che la spesa pubblica oggi, aumentando la capacità di offerta, porterà a un’inflazione più bassa domani. In Europa, dove le politiche fiscali sono decentralizzate, possiamo anche fare un ulteriore passo avanti finanziando una quota maggiore di investimenti in modo collettivo, a livello di Unione".