Presentando il rapporto sul ‘Futuro della competitività’ il 9 settembre a Bruxelles, chiesto dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, Mario Draghi ha detto che l’Europa “corre un rischio esistenziale”.
Per evitare di mettere fine al “modello sociale europeo”, l’Ue deve promuovere uno strumento finanziario di “debito comune” (parole difficili da accettare ad esempio per la Germania) da 800 miliardi di euro all’anno. Insomma, un Next Generation Eu (ovvero il Pnrr) annuale e moltiplicato per otto.
Soldi, tanti soldi, che dovrebbero finanziare principalmente l’industria della difesa, della tecnologia digitale, delle infrastrutture. Solo così l’Ue potrà competere con Stati Uniti e Cina.
Un altro aspetto significativo del rapporto Draghi è la riforma del voto all’unanimità senza ricorrere a impegnative revisioni dei trattati europei. Se l’Ue è bloccata dai veti incrociati, allora bisogna creare una “coalizione di volenterosi”.
L’obiettivo è puntare a una “capacità industriale di difesa indipendente”. Questo significa che invece di “produrre dodici diversi tipi di carri armati” bisogna produrne uno solo “come negli Stati Uniti”. La raccomandazione di Draghi è modificare le norme sulla concorrenza, alludendo all’esenzione degli investimenti in armi dai calcoli del Patto di stabilità.
In altri termini, lo stato sociale europeo potrà continuare ad esistere – nella visione di Draghi - solo come crescita del mercato dei capitali e della produzione di microchip, intelligenza artificiale, pale eoliche, pannelli fotovoltaici e armi.