“Penso che la proposta avanzata da Germania e Francia sia la risposta giusta. Permette all’Ue di rispondere con solidarietà, soprattutto per i membri dell’Europa meridionale. Cosa assolutamente necessaria.” A pronunciare queste parole è Jean-Claude Juncker, il cui mandato di cinque anni come presidente della Commissione europeo si è concluso nel novembre dello scorso anno.
Dalla sua casa in Lussemburgo, dove è stato primo ministro dal 1995 al 2013 prima di rassegnare le dimissioni travolto dalle inchieste, si schiera così a favore del Recovery Fund da 500 mld di stampo franco-tedesco. Anche perché, se il piano fosse bocciato, – dice – “per l’Ue si aprirebbe una grave crisi esistenziale”.
Che la Germania dovesse fare qualcosa in più in termini di solidarietà europea Juncker lo aveva detto anche un anno fa, a pochi giorni dalle elezioni europee che avrebbero poi portato all’elezione Ursula von der Leyen alla guida del braccio operativo dell’Ue.
“I tedeschi amano lamentarsi degli italiani, ma anche loro hanno violato il patto di stabilità per ben 18 volte e continuano a farlo – aveva attaccato l’ex presidente -. Debito e deficit sono scesi, ma la Germania non ha ancora messo sotto controllo il suo surplus”.