La metà del totale degli aiuti di Stato autorizzati dalla Commissione Europea si riferisce alla sola Germania. È quanto mettono in evidenza i dati diffusi dalla Commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager.
Numeri che riflettono la maggiore potenza di fuoco degli interventi che ha messo in campo Berlino a sostegno delle proprie imprese rispetto ad altri Paesi con margini di manovra più ridotti. Nel dettaglio circa il 15% del totale riguarderebbe Italia e Francia e solo il 5% la Spagna. Inoltre, evidenzia Vestager, sulla base dei dati arrivati da 24 stati su 27 soltanto 346 miliardi sarebbero stati effettivamente spesi.
Il commissario ha provato a spiegare il perché di uno scarto così ampio tra gli aiuti decisi e l’uso delle risorse pubbliche. Tra queste, il fatto che le imprese potrebbero aver richiesto meno aiuti del previsto o il tasso di utilizzo e l’attuazione dei regimi di intervento potrebbero essere stati più lenti. Le imprese potrebbero aver fatto affidamento più su misure generali (come la riduzione dell’orario di lavoro) che si applicano a tutta l’economia e non costituiscono aiuti di stato. Oppure, i dati dello Stato membro potrebbero non essere completi.
Ci sono anche altre importanti differenze nel modo in cui è stato concesso il sostegno. Francia e Spagna hanno fornito quasi esclusivamente garanzie pubbliche a condizioni favorevoli, così come Svezia, Portogallo e Romania. Germania e Italia, come Grecia, Irlanda e Polonia hanno fatto un maggiore ricorso alle sovvenzioni (che non dovranno essere rimborsate).