Mentre i rapporti istituzionali fra Germania e Stati Uniti sono ai minimi storici, le grandi aziende tedesche hanno fatto una scelta in apparenza paradossale. In occasione delle elezioni statunitensi di metà mandato si sono posizionate perlopiù dalla parte dei repubblicani e di Donald Trump, nonostante le ripetute minacce di Washington di applicare nuovi dazi sui prodotti europei importati negli Usa. I grandi colossi della prima economia europea hanno così partecipato fattivamente a quella che è stata la campagna elettorale midterm più costosa di sempre: 4,7 miliardi di dollari.
Diciassette aziende tedesche hanno donato complessivamente 2,63 milioni di dollari, secondo un'analisi del quotidiano tedesco Die Welt. In realtà, aziende e soggetti esteri non possono erogare fondi direttamente ai candidati. Piuttosto, le somme vengono elargite ai comitati elettorali che a loro volta sostengono i singoli candidati.
Basf è stata l’azienda più generosa in Germania e la terza al mondo con i suoi 632 mila dollari, seguita da Deutsche Telekom con 604 mila. Su livelli un po’ più bassi si sono assestati Fresenius Medical Care (296 mila), Bayer (264 mila) e Siemens (168 mila). Ci sono, infine, contributori minori (al di sotto dei 100 mila), fra i quali Allianz, SAP, Daimler e, persino, la prima banca tedesca – da tempo in crisi – Deutsche Bank.
Secondo l'analisi di Welt, in media il 59% delle donazioni provenienti dalle imprese tedesche è finito ai repubblicani. Solo ZF Friedrichshafen, Merck, SAP e Daimler-Mercedes hanno voluto dichiaratamente favorire i democratici. Non stupisce la decisione del grande produttore di auto viste le minacce di Trump di voler introdurre tariffe sulle vetture europee.
Ecco allora che la politica delle dichiarazioni ufficiali si mescola alla frenetica attività lobbistica.