“Io sono il cambiamento, gli altri lo status quo”: non poteva essere più esplicita Annalena Baerbock, la candidata dei Verdi nella corsa alla cancelleria federale. E anche la biografia della politologa quarantenne, che dal 2018 guida il partito insieme a Robert Habeck, è in linea con tale promessa: sconosciuta ai più finché non venne eletta deputata nel 2013, Baerbock è considerata l’anima “pragmatica” dei Verdi tedeschi, la donna in ascesa capace di tessere reti che vanno ben al di là della classica contrapposizione tra “realisti” e “fondamentalisti” interna agli ambientalisti.
Madre di due bambine, ha studiato in Germania e nel Regno Unito, per poi trasferirsi nel Brandeburgo, dove dal 2009 al 2013 è stata presidente regionale dei Verdi prima di approdare al Bundestag. Esperienza di governo in senso stretto non ne ha. “Non sono mai stata cancelliera né ministra, ma sono pronta alla sfida”, ha precisato nell’accettare la candidatura. E il suo progetto è chiaro: per cambiare il Paese è necessario governare, e per fare questo bisogna sapere andare oltre i vecchi confini ed accettare la stessa idea di “potere”. Una parola che fino a qualche anno fa era quasi considerata un insulto nel mondo ambientalista tedesco.
Un progetto già in parte realizzato: i Verdi governano attualmente in 11 Laender su 16, peraltro in svariate costellazioni. Ossia con la Cdu di Frau Merkel in Assia e nel Baden Wuerttemberg, con la Spd e la Cdu in Sassonia, Brandeburgo e Sassonia-Anhalt, con la Spd e la Linke a Berlino, a Brema e in Turingia, con la Spd e i liberali dell’Fdp in Renania Palatinato, con i cristiano-democratici e i liberali nello Schleswig Holstein. Al tempo stesso, i Verdi hanno ottenuto importanti successi elettorali in Baviera, in Assia e alle elezioni europee, e hanno conquistato anche la posizione di primo cittadino in diverse città, tra cui Hannover.
I Verdi alle elezioni federali del 2017 si erano dovuti accontentare dell’8,9% dei voti, oggi nei sondaggi viaggiano stabilmente tra il 20 e il 23% dei consensi. Allo stesso tempo risulta sempre più evidente la crisi dell’unione Cdu-Csu, che dopo un boom di popolarità nella prima fase della pandemia, ora nei sondaggi è finita al di sotto della soglia cruciale del 30%. Il che rende immaginabile una rincorsa dei Verdi, mentre gli altri partiti appaiono bloccati nelle loro posizioni, a cominciare dall’Spd di Scholz, da tempo ferma intorno al 15-16%.
Con questi numeri un futuro governo non potrà prescindere dai Verdi. L’era post-merkeliana è già iniziata.