Alle elezioni presidenziali in Argentina il candidato dell’opposizione, Alberto Fernandez, ha vinto con il 47,82% dei voti (dopo lo scrutinio del 90% delle schede elettorali valide). Il presidente uscente Maurizio Macri ha raccolto invece il 40,67%, mentre il terzo classificato, Roberto Lavagna, ha il 6,13%.
La vittoria di Fernandez – la legge elettorale argentina prevede una vittoria presidenziale al primo turno con il 45% dei voti, o con almeno il 40% e dieci punti di vantaggio sul secondo - avrà come vice l’ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner.
L’uscente Macri, eletto nel 2015, sarà ricordato come il primo capo di Stato non peronista che è riuscito a terminare il suo mandato. In realtà ciò che non riusciranno a dimenticare gli argentini è qualcos’altro: non è stato capace di far uscire il suo paese dalla grave crisi economica nella quale è precipitato.
L’Argentina quest’anno avrà una contrazione del Pil pari al 2,7%. L’industria è in crisi, la disoccupazione è al 20% e la povertà coinvolge oltre un terzo dei cittadini. E infine un’inflazione inarrestabile (quasi il 60%) che strozza i salari e provoca una costante svalutazione del peso.