Un professore di diritto costituzionale che fino a un anno fa era sconosciuto ai più in Tunisia. È lui, Kais Saied, 61 anni, il nuovo presidente del paese nordafricano. È stato eletto al secondo turno delle presidenziali con il 76,9% dei voti.
Saied ha sconfitto Nabil Karoui, un importante uomo d’affari proprietario della principale televisione privata del Paese (Nessma tv). Karoui ha passato buona parte della campagna elettorale in carcere: era stato arrestato a fine agosto con l’accusa di reati finanziari (riciclaggio, frode finanziaria e corruzione).
Entrambi erano considerati candidati “populisti”. Saied ha condotto una campagna elettorale “low profile”, con nessun partito politico tradizionale alle spalle anche se ha poi avuto il sostegno del Movimento per la rinascita (formazione moderata che ha conquistato la maggioranza dei seggi alle recenti elezioni parlamentari) e di una parte della sinistra tunisina.
Eppure Saied ha posizioni prossime all’islamismo più radicale. Il neo presidente si è detto favorevole alla pena di morte ed è contrario ai diritti delle persone omosessuali. E ha poi espresso scetticismo nei confronti della democrazia parlamentare: vorrebbe introdurre elementi di democrazia diretta, decentralizzando i poteri dello Stato. Sul piano estero è sostenitore del panarabismo.
La Primavera araba sembra un lontano ricordo.