La crisi tunisina è giunta a un punto di non ritorno. Il presidente Kais Saied ha sciolto il governo guidato da Hichem Mechichi e “congelato” il Parlamento per un mese, in attesa di formare un nuovo gabinetto. A spingere il capo dello Stato verso una decisione così dura sono state le manifestazioni che hanno visto decine di migliaia di persone in piazza a invocare le dimissioni del premier e la formazione di un nuovo esecutivo.
Secondo i manifestanti l’esecutivo Mechichi non sembra in grado di affrontare la pandemia. Nel paese nordafricano appena il 7% della popolazione è stato vaccinato. Ma l’elemento centrale resta quello della crisi economica profonda con la disoccupazione diffusa.
Il presidente ha preso su di sé la responsabilità dell’esecutivo, in attesa della nomina di un nuovo premier. Il capo dello Stato ha anche sospeso l'immunità parlamentare, così da imporre un percorso giudiziario ai deputati accusati di malaffare. In realtà per ora non è chiaro come l’Esercito e la Guardia nazionale reagiranno alla decisione di Saied. Secondo l’agenzia Reuters, i militari hanno circondato gli edifici del Parlamento nella serata di domenica.
In compenso la reazione della politica non si è fatta attendere: secondo Rachid Ghannouchi, leader del partito islamico di maggioranza Ennahdha e presidente del Parlamento, si tratta di un “colpo di Stato”. Il vertice del partito sostiene che il premier Mechichi è stato tratto in arresto. Ma secondo Ghannouchi, le istituzioni sono ancora solide e i militanti del partito scenderanno in piazza insieme alla popolazione tunisina per difendere la rivoluzione.