Subito dopo il definitivo addio della Gran Bretagna all’Ue, non si è fatta attendere la risposta della premier scozzese Nicola Sturgeon che su Twitter ha scritto: “La Scozia tornerà presto, Europa. Tieni la luce accesa”. D’altronde, da quando è passato il referendum sulla Brexit, più volte Sturgeon aveva detto “noi in Europa torneremo da indipendenti”.
Durante il referendum del giugno 2016 sulla permanenza nell’Ue, i cittadini scozzesi avevano votato in larga maggioranza a favore del ‘remain’, sentendo più tutelata la propria specificità culturale nell’alveo comunitario. Proprio per questo Sturgeon chiede ora un terzo referendum per l’indipendenza, che per il momento il primo ministro britannico respinge. Ma nei prossimi mesi sarà battaglia tra i due. E qualora Edinburgo dovesse spuntarla, potrebbe aprirsi a quel punto la questione Irlanda del Nord che potrebbe cominciare a valutare una possibile riunificazione con Dublino per poter rientrare nell’Ue. Anche il Galles potrebbe forse mettere in discussione la propria adesione al Regno Unito.
Londra può contare sul fatto che un’eventuale scissione potrebbe avere un impatto non catastrofico sull’economia visto che con 54 milioni di abitanti l’Inghilterra rappresenta l’84% della popolazione britannica, mentre Scozia (5,4 mln), Galles (3,1 mln), e Irlanda del Nord (1,8 mln) viaggiano su numeri ben più modesti. Ma resta il fatto che il ruolo del Regno Unito a livello globale ne uscirebbe ridimensionato, se davvero Edimburgo, Belfast e Cardiff ottenessero l’indipendenza.