Brando Benifei, Andrea Cozzolino, Alessandra Moretti. Davanti ai magistrati di Bruxelles, Antonio Panzeri spiega che i tre europarlamentari del Pd sono stati eletti in Europa nel 2019 grazie ai voti “decisivi” della folta comunità marocchina (presente in Italia) nei loro rispettivi collegi.
A quella tornata elettorale, Panzeri decide di non candidarsi. E l’ambasciatore marocchino a Varsavia Abderrahim Atmoun (sulla base di un’amicizia decennale con l’eurodeputato italiano) gli chiede di indicare chi “poteva aiutarlo in Italia”. “Gli ho dato i nomi di Benifei, Moretti e Cozzolino — fa mettere a verbale Panzeri —. Questi parlamentari erano rappresentati dai rispettivi assistenti durante un importante incontro che si è tenuto a Roma con Atmoun e il responsabile dei cittadini marocchini nel mondo di cui non ricordo più il nome”.
Nelle dichiarazioni rilasciate ai magistrati di Bruxelles - visionate da Le Soir, Repubblica, e Knack - nella sua veste di pentito, l’ex eurodeputato del Pd ha ricostruito a suo dire i meccanismi con cui il Marocco cercava sponde in Italia e a Strasburgo.
Benifei, in una nota, precisa: “Non ho mai avuto contatti diretti, né tramite miei assistenti, con il signor Atmoun, in generale o per la campagna elettorale. Ricordo la proposta di Panzeri e del suo assistente Meroni per un incontro a Roma in cui si diceva che ci potevano essere buoni contatti da incontrare per le elezioni e avevano menzionato Atmoun, ma io non andai e non mandai nessuno a partecipare”.
“Ho conosciuto il signor Atmoun nel 2019 – ha invece spiegato Moretti -, perché Panzeri me lo ha presentato. Non abbiamo mai affrontato temi particolari né mi sono interessata a questioni legate al Marocco negli ultimi anni”.
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