
Un recente dossier del servizio studi di Camera e Senato viene spesso citato in merito al referendum sul taglio dei parlamentari per mostrare che, dopo la riforma, l’Italia avrebbe il minor numero di deputati per abitante fra i paesi europei.
È così? Prima di rispondere alla domanda occorre puntualizzare alcuni aspetti.
Primo, indipendentemente dalla grandezza di un paese, c’è una dimensione minima sotto cui non è possibile scendere senza pregiudicare il funzionamento di un organo che deve legiferare sull’insieme delle politiche nazionali. Meglio allora concentrarsi sui cinque paesi europei più popolosi e comparabili all’Italia: Germania, Regno Unito, Francia, e Spagna.
E visto che tutti questi paesi hanno un sistema bicamerale, appare preferibile considerare il numero di parlamentari totali (senatori più deputati) eletti dalla popolazione. Ma non tutte le camere alte (l’equivalente del nostro Senato) hanno poteri paragonabili a quelli delle camere basse, e non tutte sono elette direttamente dalla popolazione. L’elezione diretta è prevista solo in Spagna. In Germania e Francia gli onorevoli sono eletti da vari altri rappresentanti a loro volta eletti dal popolo.
Ciò detto, nel calcolo presentato in questo articolo si fa riferimento al numero di parlamentari totali sommando senatori e deputati.
Allo stato attuale, l’Italia ha un rapporto tra parlamentari e popolazione maggiorenne superiore agli altri paesi. Dopo il referendum, il rapporto scenderebbe a 1,2 parlamentare per 100.000 elettori: sarebbe ancora superiore alla Germania, pari al Regno Unito, e di poco inferiore alla Francia se passasse la riforma costituzionale di iniziativa governativa.
Occorre inoltre considerare - fanno notare Tito Boeri e Roberto Perotti su lavoce.info - che “nella passata legislatura il 30% dei senatori italiani ha disertato più di un terzo delle votazioni, l’attività legislativa si è concentrata su poco più del 10% dei parlamentari che hanno sommato tra loro più di un incarico, lasciando 2/3 dei nostri rappresentanti senza alcun ruolo. Molti di loro in cinque anni non sono mai stati né promotori né relatori di un singolo provvedimento.”