Il colosso russo Gazprom ha sospeso le consegne di gas a Bulgaria, che dipende per oltre il 90% dall’oro blu di Mosca, e Polonia, che importa dalla Federazione il 55% del proprio fabbisogno. Lo hanno riferito i due Paesi, entrambi membri della Nato e dell’Ue, che tuttavia si dicono pronti a ottenere il gas mancante da altre fonti.
Dopo l’introduzione delle sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina, il Cremlino aveva avvertito i paesi dell’Unione europea che la loro fornitura di gas sarebbe stata interrotta se non avessero pagato in rubli dai conti russi.
Mosca aveva chiarito, tuttavia, che il prezzo del gas è rimasto denominato nella valuta dei contratti in corso, il più delle volte in euro o dollari, e che i clienti avrebbero dovuto effettuare una semplice transazione di cambio in Russia.
Polonia
La decisione di bloccare le forniture di gas alla Polonia attraverso il gasdotto Yamal è stata comunicata dopo che il commissario del governo di Varsavia per le Infrastrutture energetiche strategiche, Piotr Naimski, aveva affermato che PGNiG (la principale società di gas polacca) non avrebbe soddisfatto la richiesta russa di pagare il gas in rubli. Varsavia ha comunque già adottato alcune misure per ridurre la propria dipendenza, tra cui l’espansione di un terminal a Swinoujscie, nel nord-ovest della Polonia, e la costruzione di un nuovo gasdotto dalla Norvegia.
Bulgaria
“La parte bulgara ha pienamente adempiuto ai propri obblighi e ha effettuato tutti i pagamenti previsti dal contratto in tempo utile”, ha affermato il governo di Sofia. E ha denunciato “la nuova procedura di pagamento in due passaggi” proposta dalla parte russa: “Non è conforme al contratto esistente fino alla fine di quest’anno”. Nonostante ciò, la decisione di Mosca è caduta sullo stop immediato.