La possibile chiusura nel Nord Stream 1 manda nel panico la Germania

Il vicecancelliere Robert Habeck ha rivolto un appello al Paese chiedendo di risparmiare energia il più possibile. Ai tagli delle forniture a Germania e Italia, si aggiungono quelli a Francia e Austria. Il quadro si complica in vista del prossimo inverno

La possibile chiusura nel Nord Stream 1 manda nel panico la Germania
Robert Habeck

Mosca aumenta la pressione sull’Europa usando il gas, la sua arma principale in ambito economico. Ai tagli delle forniture a Germania e Italia, si aggiungono quelli a Francia e Austria. E da Mosca si concretizza l’ipotesi della chiusura totale del Nord Stream, il gasdotto che partendo dalla Russia approda in territorio tedesco passando sotto il Mar Baltico.

La motivazione addotta è anche questa volta tecnica: mancano i componenti, a causa delle sanzioni. Ragioni che non convincono i leader europei: “Sia noi, sia la Germania, sia altri riteniamo che siano bugie”, ha affermato il presidente del Consiglio Mario Draghi, in visita a Kiev insieme al presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Il punto è che alla chiusura del Nord Stream non ci sarebbero alternative: il Nord Stream 2 - ha ribadito Alexei Miller, amministratore delegato di Gazprom – “sarebbe pronto per il trasporto di gas in Europa”, ma non può essere messo in funzione “perché non è certificato (il processo autorizzativo è stato bloccato da Berlino subito dopo l’invasione russa, ndr)”.

Il rischio di chiusura del Nord Stream 1 ha fatto impennare ulteriormente i prezzi: alla Borsa di Amsterdam, che gestisce l’indice di riferimento europeo Ttf, il gas si è assestato giovedì (16 giugno) su una quotazione di circa 135 euro al Mwh (quasi il +11% rispetto al giorno precedente).

In Germania, intanto, l’allarme è già oltre il livello di guardia dopo il taglio di oltre il 50% delle forniture di gas dalla Russia in due giorni: il vicecancelliere Robert Habeck ha rivolto un appello al Paese chiedendo di risparmiare energia il più possibile.

In Italia l’Eni ha provato a ristabilire il flusso precedente al taglio del 15% di martedì, chiedendo il recupero delle quantità non ricevute. Ma a fronte di una richiesta giornaliera di gas superiore di circa il 44% rispetto a quella avanzata il giorno prima, Gazprom ha comunicato che sarà consegnato solo il 65% delle forniture richieste. Il risultato è quindi quello di un modesto aumento che non compensa i tagli.

Il quadro per le economie europee si complica in vista del prossimo inverno.

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