Vladimir Putin, parlando dell’attacco al ponte di Kerch che collega la Crimea alla Russia, lo ha classificato come un “atto terroristico per distruggere le infrastrutture di importanza critica della Russia”. Opera simbolo del regime di Putin, che lo aveva definito “un miracolo” di ingegneria, il ponte è stato fondamentale per la rapida avanzata russa nel sud dell'Ucraina all’inizio dell’invasione. Secondo i media statunitensi (su questo punto anche il capo del Cremlino è d’accordo), dietro all’attacco al viadotto più lungo d’Europa (18,1 km) ci sono i servizi speciali ucraini. Ma, al momento, non è giunta alcuna rivendicazione. Nel frattempo, l’avanzata ucraina sta mettendo in seria difficoltà gli aggressori. Le forze di Kiev continuano ad avanzare, a riprova del fatto che la Russia non riesce a stabilizzare il fronte.
Inevitabile quindi la reazione di Mosca, che ha puntualmente preso forma il 9-10 ottobre, quando le Forze armate russe hanno risposto alle esplosioni sul ponte di Kerch lanciando una serie di attacchi in tutta l’Ucraina. La pioggia di missili non ha risparmiato alcuna regione ucraina: dalla capitale Kiev alla città portuale di Odessa, dalla russofona Kharkiv alla più mitteleuropea Leopoli (che si trova a pochi chilometri dal confine con la Polonia), colpendo infrastrutture civili, condomini, parchi giochi per bambini, e costringendo la popolazione a cercare rifugio nei bunker e nelle stazioni della metropolitana.
La rappresaglia della Russia delinea una recrudescenza del conflitto armato. In particolare il Cremlino potrebbe procedere con due nuovi approcci: la distruzione degli impianti elettrici e il bersagliamento dei centri decisionali ucraini. L’offensiva missilistica di queste ore sembra mirare proprio alle infrastrutture elettriche dell’Ucraina alle porte della stagione fredda. Spegnere la luce a tutto il territorio ucraino significa in primo luogo colpire la popolazione civile, che potrebbe ritrovarsi impossibilitata a riscaldare le case (e non solo) a causa dell’interruzione dei flussi di gas russo.
Rispetto alla seconda possibilità, per ora le sedi istituzionali (tra cui quella presidenziale) non sono stati toccati dalle offensive russe. Ma le cose potrebbero presto cambiare. Come spiega Eleonora Tafuro Ambrosetti, research fellow di Ispi, “il Cremlino mostra di riuscire a fare male all’Ucraina anche senza usare armi atomiche. Questo, tuttavia, non vuol dire che va esclusa una risposta nucleare in futuro. È particolarmente preoccupante l’enfasi di Putin sul “terrorismo nucleare” di Kiev nel discorso al Consiglio di sicurezza oggi (10 Ottobre, ndr). Kiev è accusata di aver attaccato in tre occasioni la centrale nucleare di Kursk, oltre Zaporizhzhya. Tali attacchi rientrerebbero tra le ‘minacce agli interessi vitali di sicurezza’ che giustificherebbero l’uso di armi atomiche secondo la dottrina russa del 2020”.