Mentre il conflitto in Libia si surriscalda, Mosca sembra non prendere una posizione chiara. D’altronde, anche gli alleati della Russia sono divisi: Turchia e Algeria appoggiano il governo di Tripoli sostenuto dall'Onu, mentre Egitto e Arabia Saudita sostengono il generale Haftar.
Algeria ed Egitto sono anche i principali acquirenti di armi russe. E la Turchia è un partner importante per la Federazione a livello internazionale, sia nel conflitto in Siria che rispetto alle crescenti divisioni tra Istanbul e Nato, un'alleanza che la Russia valuta come una minaccia. Occorre, inoltre, considerare che Mosca teme che il caos in Libia possa consentire il risorgere del cosiddetto Stato islamico, cosa che costituirebbe una seria preoccupazione per la sicurezza di Mosca. Ecco perché la Libia resta un "enigma" diplomatico per Mosca.
Secondo alcuni osservatori, nonostante l'embargo sulle armi delle Nazioni Unite sulla Libia, la Russia starebbe comunque vendendo armi ad Haftar. Dopo la caduta del dittatore Moammar Gheddafi, nel 2011, Mosca ha perso commesse miliardarie.
Tuttavia, anche se all'inizio del 2018 gli annunci russi sui piani per ritirare le truppe dalla Siria non facevano altro che aumentare le voci su una possibile operazione militare russa in Libia, ad oggi è improbabile che Mosca avvii un intervento su larga scala nel paese africano, come ha fatto quasi quattro anni fa in Siria. Al Cremlino sanno che andare in Libia è rischioso come le sabbie mobili: chiunque entra viene risucchiato.