300 ribelli siriani, cooptati dalla Turchia, sono stati inviati a Tripoli per combattere a fianco dell’esercito libico di Fayez al-Sarraj (sostenuto dall’Onu) contro l’offensiva di Khalifa Haftar.
Nel frattempo, altri 900-1000 miliziani sarebbero stati trasferiti in campi di addestramento turchi in attesa di partire per la Libia. L’ingaggio avrebbe una durata di 3-6 mesi e un compenso di 2.500 dollari.
Ankara vuole accelerare. Il Parlamento turco si riunirà in sessione straordinaria il 2 gennaio, anziché il 7, per votare la mozione del presidente Recep Tayyip Erdogan che autorizza l’invio di truppe in Libia.
Intanto la produzione di petrolio nel paese nordafricano è sempre più a rischio. Alcuni importanti impianti di estrazione potrebbe essere chiusi a breve. E il nostro Paese, principalmente attraverso l’Eni, ha forti interessi legati al petrolio in Libia.