Non accenna a placarsi la protesta negli Usa per l’uccisione dell’afroamericano George Floyd da parte dell’agente di polizia Derek Chauvin.
Donald Trump minaccia di mobilitare l’esercito contro i manifestanti “per risolvere velocemente” il problema delle proteste per la morte di George Floyd, se i governatori degli Stati toccati non saranno in grado di fermare le violenze.
Sono già 18 mila gli uomini della Guardia Nazionale dispiegati in 29 Stati. E altri 1.500 verranno dislocati a Washington DC, ha fatto sapere il generale Joseph Lengyel, a capo della Guardia Nazionale.
Trump ricorre dunque all’Insurrection Act, una legge del 1807 che attribuisce al presidente degli Stati Uniti il potere, in casi eccezionali, di mobilitare l’esercito federale e la Guardia Nazionale per compiti di polizia.
Si tratta di una misura invocata l’ultima volta nel 1992, per sedare le proteste a Los Angeles dopo l’assoluzione degli agenti che picchiarono l’afroamericano Rodney King.
Poi Trump si autorilancia. “La mia amministrazione ha fatto per la comunità nera più di qualsiasi altro presidente dopo Abraham Lincoln - ha scritto in un tweet il presidente -. Le opportunity zone (per tassazione agevolate, ndr) approvate con il senatore Tim Scott, finanziamenti garantiti per Hbcu (college e università storicamente della comunità nera), School Choice (programmi di studio alternativi, ndr), la riforma della giustizia penale, il più basso tasso di disoccupazione tra i neri, più bassa povertà e criminalità nella storia. E il meglio deve ancora venire”.
Joe Biden, avversario democratico di Trump alle prossime elezioni, accusa. “Le parole di Trump ‘quando cominciano i saccheggi cominciano gli spari’ non sono degne di un presidente, ma di un capo di polizia razzista nella Miami degli anni Sessanta”, ha dichiarato in un comizio elettorale a Philadelphia.
“Donald Trump - ha continuato Biden - ha trasformato questo Paese in un campo di battaglia devastato da vecchi risentimenti e nuove paure. Pensa che la frammentazione lo aiuti. Il suo narcisismo è diventato più importante del benessere della nazione che guida. Chiedo a tutti gli americani: guardate dove siamo e ripensateci”.