La pandemia, le elezioni per la Casa Bianca e le tensioni razziali regalano un anno da incorniciare all'industria delle armi statunitense. Le vendite tra marzo e luglio - calcolano i dati della National shootings sport foundation - sono cresciute del 94% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I controlli di routine della Fbi sulle generalità dei nuovi acquirenti erano arrivati a settembre a quota 28,82 milioni, superando il numero complessivo di quelli effettuati nel 2019. E il 40% dei compratori erano americani che acquistavano per la prima volta un’arma da fuoco.
L’andamento del mercato è stato condizionato moltissimo dalla cronaca degli ultimi turbolenti mesi. Il primo picco di vendite è arrivato a marzo quando Donald Trump ha proclamato lo stato di emergenza nazionale per far fronte al Covid. Il vero boom è iniziato però a fine maggio dopo l’omicidio di George Floyd a Minneapolis.
A condizionare la domanda è stata anche la campagna per le elezioni del nuovo presidente degli Stati Uniti. L’anno del voto per la Casa Bianca è per tradizione vivace per il settore. Quest’anno lo è ancora di più: il ticket Joe Biden-Kamala Harris ha già annunciato un giro di vite per il comparto con l’introduzione di una tassa di 200 dollari e di controlli molto più accurati per chi compra le cosiddette armi d’assalto semi-automatiche. E molte persone si sono messe in coda alle armerie per comperarsene una prima dell’arrivo delle nuove norme in caso di vittoria dei candidati democratici.