I risultati delle elezioni parlamentari – le seconde in un anno, dopo che nel voto di aprile il premier uscente Benjamin Netanyahu aveva vinto ma non era riuscito a formare il governo – sono chiari: Netanyahu, il premier più longevo della storia del Paese, non sarà in grado neanche questa volta di creare un esecutivo.
Il suo Likud ha 33 seggi: la coalizione, composta di partiti religiosi, si attesta intorno a 58. Un numero comunque insufficiente per raggiungere la soglia di 61, ovvero la maggioranza più uno del Parlamento israeliano (composto da 120 membri). Anche Blu e Bianco dell’ex capo di Stato maggiore Benny Gantz avrebbe 33 seggi. Contando tutti i possibili alleati arriverebbe a 44 (escludendo i partiti arabi).
Ago della bilancia sarà il falco di destra, ex ministro della Difesa Avigdor Lieberman, che avrebbe 10 seggi: ma ha promesso di non allearsi con i partiti religiosi e per questo ha fatto mancare a Netanyahu il sostegno necessario per il governo ad aprile.
È dunque batttglia politica, anche se per il premier questa tornata elettorale significa molto più: accusato di corruzione, a ottobre rischia di andare a processo. Solo un governo forte potrà dargli una legge di immunità e con questi risultati è difficile che possa formarlo. Forse, per l’era di Netanyahu, è arrivata la fine.