Per la prima volta nella storia di Israele un primo ministro in carica, Benjamin Netanyahu, è stato formalmente incriminato per tre atti d’accusa: corruzione, frode e abuso d’ufficio.
“Un tentato colpo di Stato contro il primo ministro. Ho dedicato la mia vita allo Stato. Ho combattuto per questo, sono stato ferito”, ha replicato il premier, respingendo le accuse. Ed ha puntato poi il dito verso il sistema giudiziario: “Contro di me ci sono state indagini inquinate”.
Il procuratore generale israeliano Avichai Mandelblit, che era stato nominato in quell’incarico proprio da Netanyahu, ha indagato per mesi il premier in tre inchieste separate.
L’incriminazione arriva in un momento delicatissimo per la politica israeliana. Nei giorni scorsi erano falliti i tentativi di Avigdor Lieberman (leader del partito di destra Israel Beitenu) di dar vita a un “governo unitario nazionale e liberale” con il Likud di Benyamin Netanyahu e con i centristi di Benny Gantz, leader di Blu Bianco.
A questo punto Israele andrà (molto probabilmente) al voto per la terza volta in un anno, dopo gli appuntamenti elettorali di aprile e di settembre.