In Israele Naftali Bennett ha pubblicamente annunciato che intende formare un governo di coalizione con Yair Lapid, leader centrista dell’opposizione. Se l’esecutivo di unità, che punta a mettere insieme i partiti di destra e di centro con i laburisti e la sinistra radicale, riuscirà a totalizzare l’appoggio necessario di 61 deputati, spodesterà Benjamin Netanyahu dopo quasi 13 anni ininterrotti al potere.
Il leader del Likud, travolto negli ultimi anni da guai giudiziari, ha reagito duramente all’annuncio, denunciando “la frode del secolo”: ha sostenuto di aver fatto un’offerta “incredibile” al tecno-colono che avrebbe impedito la creazione di un “pericoloso governo di sinistra, ma Bennett è interessato solo a sé stesso”.
Lo Stato ebraico non è tuttavia ancora fuori dalle paludi politiche, dopo essere passato per quattro elezioni in due anni: i negoziatori di Yesh Atid e Yamina hanno fatto sapere che si incontreranno di nuovo per cercare di arrivare a un accordo entro mercoledì 2 giugno, quando scadrà il mandato dato a Lapid dal presidente Reuven Rivlin per formare un esecutivo.